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Słowacki, Juliusz.

Poeta polacco. Conseguita la laurea in Giurisprudenza a Vilnius, si trasferì a Varsavia, dove ottenne un impiego al ministero delle Finanze. In seguito alla Rivoluzione del 1830, partì per Londra in missione diplomatica. Compiuta la missione, visse in Francia, eccetto un viaggio in Terra Santa e un breve soggiorno in Italia (1836-38). Insieme ad A. Mickiewicz, S. è reputato uno dei più insigni rappresentanti del Romanticismo polacco. Nel 1832 scrisse due volumi di poesie, nei quali si avverte chiaramente l'influsso di G.G. Byron e di altri romantici minori. Più personale e autobiografico è il terzo volume (1833), con il poemetto Ora del pensiero, che il poeta dedica alla rievocazione del suo primo amore e dell'amico di adolescenza morto suicida. Il dramma Kordian (1834), che doveva essere la prima parte di una trilogia mai scritta, affronta temi più impegnativi dei componimenti precedenti: sullo sfondo della tragedia della patria, il protagonista soffre del medesimo dissidio del Werther goethiano fra sogni e realtà, fra nobili aspirazioni e incapacità di realizzarle e muore giustiziato con l'accusa di aver preso parte a una congiura contro lo zar. Di poco successivo è il poema In Svizzera, ispirato al poeta dall'amore per una donna. Risale al viaggio in Oriente di S. Podró na Ziemi Swietej, in cui l'autore confronta le eroiche e vittoriose lotte della Grecia antica con l'insuccesso dell'insurrezione polacca, analizza le colpe della sciagura della patria e le vie atte a condurre a una risurrezione della Polonia, tra cui la necessità di una rinascita spirituale del Paese. La Polonia è protagonista anche del poema in prosa Anhelli (1838), in cui l'autore rappresenta se stesso come uomo in grado di compiere qualunque rinuncia dello spirito, ma incapace di passare all'azione; messaggio implicito del poema è che le incertezze vissute dal poeta sono le stesse che travagliano il suo popolo. Intrise di nazionalismo sono anche alcune tragedie: Balladyna (1839), che si rifà a un'antica ballata popolare drammatica; Mazepa (1840), raffigurazione drammatica di personaggi della storia polacca; Lilla Weneda (1840) che, ripercorrendo le diverse età preistoriche, si sofferma a delineare l'anima della Nazione di volta in volta mite o battagliera. L'indifferenza che gli emigrati polacchi riservarono alle sue opere indusse S. a scrivere Beniowski (1841), un poema satirico che, pur delineando la figura storica di un avventuriero della fine del XVIII sec., è ricco di spunti polemici e di elementi autobiografici. L'opera fu un successo e, per la prima volta, contribuì a instaurare un contatto fra spirito del poeta e pubblico. L'ultima produzione di S. (1842-49) va interpretata alla luce dell'incontro con il mistico A. Towiański, che determinò nell'autore la convinzione di una sua missione spirituale fra i compatrioti; ne derivò una lunga serie di opere di argomento filosofico-religioso (Il sogno argenteo di Salomè, 1844; Genesi dello spirito, 1844). L'ultima creazione di S. furono le rapsodie Re-Spirito (1847), in cui la storia della Polonia viene risuscitata attraverso una lunga serie di visioni. A lungo ignorata e incompresa, l'arte di S. cominciò a essere pienamente apprezzata dalla critica e dal pubblico soltanto verso la fine del XIX sec. (Krzemieniec 1809 - Parigi 1849).